giovedì, agosto 10, 2006

Informazione

UPDATE: Dopo pochi minuti ho modificato il post. Non la ritengo una modifica sostanziale, ho corretto qualche errore e aggiunto qualche concetto.
Per questo motivo non lascio la versione originale.
Ovviamente questo avrebbe un senso se qualcuno avesse letto la versione originale ma ne sono poco convinto.

Il retroterra culturale di un giornalista e' oggi piu' importante di un secolo fa.

Claudio Fracassi ha descritto il giornalista (1) come un guardiano dell'informazione, un gatekeeper, primo responsabile della scelta delle notizie.
In questo senso, se si ammette che il giornalista e' soggetto come essere umano a debolezze e preferenze, diventa importante sapere l'orientamento del guardiano per valutare la correttezza dell'informazione e del modo in cui viene porta.


Il giornalista della carta stampata non e' piu' l'unico referente per ottenere informazioni. Non esiste ancora una categoria corposa di giornalisti abituati alle possibilita' dell'informazione online, ci sono pero' molti giornalisti del vecchio tipo riconvertiti al nuovo mezzo.
Conseguentemente a questo aumento dell'offerta la lettura dell'informazione e' diventata piu' complicata; principalmente da un uso superficiale dell'internet.
E' emersa da esso una mancanza di capacita' analitica, di possesso degli strumenti logici fondamentali, di conoscenza dei meccanismi dell'informazione.
E' emersa anche la spocchia e la supponenza di persone che prima si rivolgevano a un pubblico limitato e ora possono pontificare al mondo.
Riescono bene in questo perche', a differenza del discorso da metropolitana, dove l'esaltato tipo viene spernacchiato subito grazie al confronto diretto, sulla rete un buon stile e' sufficiente per ottenere attenzione.

Sono stato felice di avere a disposizione questa massa di informazioni.
Ero cosi' felice da aver trascurato l'attenzione alla verifica. La mancanza cronica di piu' punti di vista mi ha portato all'ubriacatura.
Insomma ho creduto, ripeto creduto, a cose che ho scoperto assurde.
Ho sviluppato diffidenza perche' ho letto, sempre sulla rete, moltissime confutazioni a tesi esposte con dovizia di particolari.
Ho visto pochissime volte il riconoscimento del proprio errore.
Non ho smesso di leggere i giornalisti o i ricercatori incorsi in questa debolezza.
Ho solo cambiato i requisiti necessari per qualificare affidabile una notizia.
In un commento a Rita, sul blog di Lia, ho parlato del patto di fiducia che si stabilisce con la fonte di informazione.
Il patto e' reso necessario dall'impossibilita' di verificare personalmente ogni fonte e ogni collegamento.
Ritengo il patto il male minore paragonato all'alternativa della confusione che porta all'ignoranza.
Sulla base di questo mio pensiero ritengo un ossimoro l'espressione "vera informazione".
C'e' l'informazione, parziale perche' filtrata dal gatekeeper ma comunque in buona fede, e la disinformazione che e' uno strumento di controllo a tutti gli effetti che ha in comune con l'informazione solo ed esclusivamente una parte del nome.
Chiamare un'informazione parziale, disinformazione tout court, e opporgli la vera informazione e' una negazione della complessita' di qualsiasi, dico qualsiasi, situazione.
Fare cio' implica una bipolarizzazione che non risponde sempre alla realta'.
La semplificazione, la divisione sommaria tra informazione passabile e puro pettegolezzo e' utile e necessario in prima battuta per ridurre all'essenziale il rumore.
Successivamente si deve pero' cominciare a vagliare il rimanente senza accettare quello che conforta la propria tesi.
Anche questo e' un vezzo umano ma elevarlo a metodo e' disonesto e finora ho visto pochi esempi di comportamento contrario.
Ho pero' visto un comportamenti ridicolo: accreditare un parere di un esponente della controparte come rappresentativo di una realta', all'interno della controparte, piu' importante di quella effettiva. Questo funziona ancora meglio laddove l'esponente sia ideologicamente opposto a chi lo accredita.
Un esempio e' sbandierare l'opinione di un palestinese israeliano, favorevole alla politica del suo paese, come prova dell'esistenza di una parte consistente di palestinesi contraria ad Hamas e all'azione di Hezbollah.
Questo gioco, questa applicazione stupida dell'induzione, funziona sempre, non importa la parte politica e si basa su meccanismi emotivi.
Non me lo posso permettere; per questo sono un rompipalle di questo genere, un cacadubbi stizzoso.
Perdonatemi se potete.

Stefano Calzetti

(1) Claudio Fracassi - Sotto la notizia niente (fuori catalogo da anni); Claudio Fracassi - Le notizie hanno le gambe corte (fuori catalogo da anni); Claudio Fracassi - Bugie di guerra - Mursia 2004.