Riflessioni sulla crisi libanese
Da Lia, PensieriOziosi ha scritto un commento, in risposta ad uno di PedroAlmaviva, sull'idea, popolare tra i due schieramenti, di stati che hanno una politica pilotata dall'esterno.
Al di la' del merito del commento, la frase di PensieriOziosi mi ha ricordato un modo di ragionare, molto semplificativo ma comunque molto diffuso, presso chi rifiuta di informarsi.
La domanda di PensieriOziosi, da inserire in un contesto piu' ampio, e' per queste persone la normalita' di pensiero o meglio la normalita' di assenza di pensiero.
Anche Lia riporta il sentire popolare egiziano sui governanti arabi rafforzando l'idea di cui sopra.
A questo punto mi e' venuta l'idea di buttar giu' i seguenti punti che sembrano la base di molte discussioni insensate da parte di molti ignoranti della materia:
1) per l'asse "filo-occidentale" la politica libanese e' influenzata dal comportamento di Hezbollah che a sua volta agisce sotto direttive, piu' o meno esplicite, dell'Iran;
2) sempre per i "filo-occidentali" i governanti dell'Arabia Saudita e di altri stati del Golfo sono i finanziatori delle formazioni combattenti stanziali e dei gruppi mobili che usano il terrorismo come tattica di guerra;
3) per l'opinione pubblica dei paesi arabi, i governanti di cui sopra sono sotto ricatto da parte degli Stati Uniti; qui la cosa si complica e da qui viene lo spunto per ipotesi contradditorie ;
4) Israele e' sostenuta, politicamente e finanziariamente, dal gruppo anglo-sassone (Stati Uniti d'America, Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda) e questo la fa apparire come il "gendarme dell'America";
5) i movimenti politici palestinesi ricevono finanziamenti da entrambe le parti; l'Europa lo fa per garantirsi la sicurezza da eventuali ritorsioni e i ricchi paesi del Golfo lo fanno per tacitare la propria coscienza e per garantirsi un supporto operativo di riserva (vedi punto 2) ).
Che vi sembra di questo elenco di banalita'?
Non mi sembra pero' di aver sentito parlare di un altro importante fattore: l'orgoglio nazionale di ogni stato coinvolto che gioca una parte importante nel conflitto, sia che l'espressione di questo orgoglio sia indotta o spontanea. Le manifestazioni del senso di identita' sono affascinanti e pericolose perfino e possono attenuare l'effetto di decisioni politiche razionali.
Mi sembra di individuare anche un atteggiamento comune agli estremisti delle due parti, l'annientamento morale dell'altro.
L'attuale leadership israeliana, sembra disposta ad accettare il biasimo conseguente alle proprie azioni.
Non vogliono arrivare ad uno sterminio come quello di cui furono vittime ebrei, omosessuali e zingari, piuttosto di una eliminazione progressiva dell'identita' palestinese, con la disgregazione delle comunita' e la ulteriore dispersione dei dieci milioni di palestinesi, gia' piuttosto frammentati e sempre stranieri nelle varie nazioni.
C'e' chi parla di nazifascisionismo e mi sembra un termine stupido come demoplutogiudomassonico; piuttosto mi sembra il modo piu' efficiente, escludendo l'idea dello sterminio etnico, per risolvere la questione.
A volte sembra anche a me di rivedere in azione i coloni statunitensi contro i nativi americani quando osservo gli israeliani contro i palestinesi.
D'altro canto gli estremisti anti-israeliani vogliono cancellare l'idea stessa di Israele, inteso come uno stato artificiale e senza storia.
Mi sembra che esistano all'interno delle due fazioni piu' estreme, elementi ancora piu' radicali che mirano ad un reale annientamento fisico.
Contrariamente alla vulgata informativa italiana, sono veramente una minoranza insignificante ma sono un fattore destabilizzante; non sono infatti assolutamente convinto che possano prendere il controllo dei rispettivi schieramenti ma sono destabilizzanti perche' le loro azioni sono percepite, da amici e nemici, a un livello puramente viscerale.
E' gravissimo anche il tentativo di eradicare l'identita' di una nazione, di voler fare tabula rasa per rimediare a un torto; un modo infantile di interagire, primario, meno soggetto ad elaborazione.
Su queste premesse, definiti come parziali alcuni argomenti, non ha senso continuare a parlare della crisi libanese assumendoli come premesse di un ragionamento logicamente corretto ma senza una valida base.
Al di la' del merito del commento, la frase di PensieriOziosi mi ha ricordato un modo di ragionare, molto semplificativo ma comunque molto diffuso, presso chi rifiuta di informarsi.
La domanda di PensieriOziosi, da inserire in un contesto piu' ampio, e' per queste persone la normalita' di pensiero o meglio la normalita' di assenza di pensiero.
Anche Lia riporta il sentire popolare egiziano sui governanti arabi rafforzando l'idea di cui sopra.
A questo punto mi e' venuta l'idea di buttar giu' i seguenti punti che sembrano la base di molte discussioni insensate da parte di molti ignoranti della materia:
1) per l'asse "filo-occidentale" la politica libanese e' influenzata dal comportamento di Hezbollah che a sua volta agisce sotto direttive, piu' o meno esplicite, dell'Iran;
2) sempre per i "filo-occidentali" i governanti dell'Arabia Saudita e di altri stati del Golfo sono i finanziatori delle formazioni combattenti stanziali e dei gruppi mobili che usano il terrorismo come tattica di guerra;
3) per l'opinione pubblica dei paesi arabi, i governanti di cui sopra sono sotto ricatto da parte degli Stati Uniti; qui la cosa si complica e da qui viene lo spunto per ipotesi contradditorie ;
4) Israele e' sostenuta, politicamente e finanziariamente, dal gruppo anglo-sassone (Stati Uniti d'America, Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda) e questo la fa apparire come il "gendarme dell'America";
5) i movimenti politici palestinesi ricevono finanziamenti da entrambe le parti; l'Europa lo fa per garantirsi la sicurezza da eventuali ritorsioni e i ricchi paesi del Golfo lo fanno per tacitare la propria coscienza e per garantirsi un supporto operativo di riserva (vedi punto 2) ).
Che vi sembra di questo elenco di banalita'?
Non mi sembra pero' di aver sentito parlare di un altro importante fattore: l'orgoglio nazionale di ogni stato coinvolto che gioca una parte importante nel conflitto, sia che l'espressione di questo orgoglio sia indotta o spontanea. Le manifestazioni del senso di identita' sono affascinanti e pericolose perfino e possono attenuare l'effetto di decisioni politiche razionali.
Mi sembra di individuare anche un atteggiamento comune agli estremisti delle due parti, l'annientamento morale dell'altro.
L'attuale leadership israeliana, sembra disposta ad accettare il biasimo conseguente alle proprie azioni.
Non vogliono arrivare ad uno sterminio come quello di cui furono vittime ebrei, omosessuali e zingari, piuttosto di una eliminazione progressiva dell'identita' palestinese, con la disgregazione delle comunita' e la ulteriore dispersione dei dieci milioni di palestinesi, gia' piuttosto frammentati e sempre stranieri nelle varie nazioni.
C'e' chi parla di nazifascisionismo e mi sembra un termine stupido come demoplutogiudomassonico; piuttosto mi sembra il modo piu' efficiente, escludendo l'idea dello sterminio etnico, per risolvere la questione.
A volte sembra anche a me di rivedere in azione i coloni statunitensi contro i nativi americani quando osservo gli israeliani contro i palestinesi.
D'altro canto gli estremisti anti-israeliani vogliono cancellare l'idea stessa di Israele, inteso come uno stato artificiale e senza storia.
Mi sembra che esistano all'interno delle due fazioni piu' estreme, elementi ancora piu' radicali che mirano ad un reale annientamento fisico.
Contrariamente alla vulgata informativa italiana, sono veramente una minoranza insignificante ma sono un fattore destabilizzante; non sono infatti assolutamente convinto che possano prendere il controllo dei rispettivi schieramenti ma sono destabilizzanti perche' le loro azioni sono percepite, da amici e nemici, a un livello puramente viscerale.
E' gravissimo anche il tentativo di eradicare l'identita' di una nazione, di voler fare tabula rasa per rimediare a un torto; un modo infantile di interagire, primario, meno soggetto ad elaborazione.
Su queste premesse, definiti come parziali alcuni argomenti, non ha senso continuare a parlare della crisi libanese assumendoli come premesse di un ragionamento logicamente corretto ma senza una valida base.
1 Comments:
Arrivo con qualche mese di ritardo, però essendo chiamata esplicitamente in causa vorrei comunque aggiungere un piccolo contributo alla discussione. Nel momento in cui scrivo, Haramlik è in trasloco e quindi non accessibile, però attraverso la cache di Google ho trovato il testo di una mia domanda in risposta ad un commento di Pedro Almaviva in un post del 17 Luglio:
Comunque, Pedro, tu concludi dicendo che, e cito, "in Medio Oriente si sta giocando - sempre più a carte scoperte - una partita di potere che coinvolge molto di più quelli che non vediamo agire". E questa, curiosamente è proprio la teoria ufficiale israeliana, cioè che le milizie sciite di Hizbullah agiscano sotto la spinta dell'Iran, che fornisce loro anche armi e finanziamenti. Oppure ti riferisci a qualcun altro?
Mi rimane però il problema che non sono sicura del significato di quanto scritto da te sopra: "La domanda di PensieriOziosi, da inserire in un contesto più ampio, è per queste persone la normalità di pensiero o meglio la normalita' di assenza di pensiero". Vediamo un po'. Togliendo l'inciso sul contesto, la frase si riduce a "La domanda di PensieriOziosi è per queste persone la normalità di pensiero o meglio la normalita' di assenza di pensiero", che non ha molto senso (una domanda può essere una normalità?). Vuoi dire che la mia domanda esemplifica la normalità dell'assenza di pensiero in persone come la sottoscritta? O che cosa?
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